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Perù

Perù

Questo viaggio lo abbiamo fatto io e mia moglie nel lontano 1997, con zaino in spalla e completamente in avventura, organizzando in linea di massima il percorso da intraprendere da casa per poi decidere gli alloggi di paese in paese. Abbiamo scelto la zona centro-sud del Perù come meta del nostro viaggio tralasciando la parte amazzonica e la zona nord.
Il Perù non è un viaggio facile e gli imprevisti sono all’ordine del giorno. L’importante è non farsi prendere dall’angoscia e dagli stress (quelli bisogna lasciarli a casa) cercando di entrare invece nella mentalità del popolo andino capace di affrontare qualsiasi tipo di ostacolo senza perdere la calma.
Tra i tanti viaggi fatti da me in centro e sud America, questo è quello che più mi ha affascinato, vuoi per il calore del pueblo capace di donarti un sorriso in ogni momento, vuoi per la bellezza estrema del paesaggio, sempre vario ed eternamente da scoprire.
L’arrivo a Lima ci ha un po’ frastornati, anche perché venivamo da un lungo volo proveniente da Roma con scalo a New York ed il jet lag si è fatto sentire alla grande.
La capitale non è particolarmente attraente ed il viaggiatore non abituato agli scenari di povertà potrebbe addirittura trovarla orrenda, ma alcuni scorci del centro storico sono veramente deliziosi: Plaza de Armas (oggi chiamata Plaza Mayor), la Cattedrale, il Convento di San Francesco, il bellissimo chiostro di Santo Domingo, l’antico Palazzo del Governo ricostruito più volte a causa di terremoti ed incendi, il Palazzo Comunale con gli splendidi balconi di legno intarsiati.
Un simpatico taxista, dopo aver contrattato il prezzo (come per ogni cosa del resto) ci ha accompagnato al Museo dell’Oro, la maggior ed importante collezione privata di oggetti e gioielli d’arte precolombiana.
La povertà è dietro in ogni angolo e abituarsi alle continue richieste di soldi da parte di bellissimi bambini, spesso sotto l’effetto di colla, è veramente difficile. L’interno del Perù è notevolmente migliore sotto questo aspetto. Ma Lima è afflitta ancora oggi, nonostante i falsi proclami del suo Governo, da una moltitudine di problemi sociali.
Lasciamo la capitale per dirigerci tramite bus di linea verso il sud lungo la Panamericana. Fuori Lima assistiamo al degrado della più grande baraccopoli del sud America e con la rabbia in corpo ci allontaniamo impotenti. La nostra prima meta è Pisco.
Qui conosciamo parecchie persone simpatiche, tra cui uno spagnolo, proprietario della Posada Hispana, che ci da parecchie informazioni utilissime per il viaggio, nonché indirizzi di case dove poter dormire. I bambini sono di una simpatia unica. Ci trascinano praticamente nel loro mercatino rionale e ci proteggono da eventuali borseggiatori. Pisco è graziosa con le sue facciate colorate anche se molto povera, ma una povertà molto più dignitosa rispetto alla Capitale. Qui si produce il famoso liquore (il Pisco) ad alto grado alcolico e dopo un buon piatto di seviche (pesce marinato con lime) è proprio quello che ci vuole.
Da Pisco abbiamo affrontato il primo dei nostri tour a cui tenevamo molto. La Riserva Nazionale di Paracas con le sue dune di sabbia abitate da stupendi fenicotteri rosa (bellissimi vederli alzare in volo tutti insieme), il cimitero inca di Chauchilla con i corpi mummificati, la bellezza delle Isole Ballestas, una volta usate per la raccolta del guano, ora abitate solo da leoni marini, foche, pellicani, pinguini ed una infinità di altri uccelli.
La visione del Candelabro (disegnato sulla montagna e visibile solo dal mare) è qualcosa di fantastico.
A Ica, raggiungibile da Pisco con il bus, abbiamo visitato il museo regionale dove sono ricostruiti i villaggi delle antiche popolazioni che abitavano questa costa con tanto di mummie incredibilmente conservate.
A Nazca per 50 dollari abbiamo noleggiato un piccolo aeroplano che ci ha permesso di sorvolare le famose quanto misteriose linee. Il pilota, anche se un po’ pazzo, ci ha consentito di scattare splendide foto. Da terra sono praticamente invisibili, quindi è consigliabile la visione dall’alto anche se gli incidenti in volo non sono così rari.
Ci siamo concessi anche una veloce visita ai laboratori dei minatori d’oro dove è possibile acquistare simpatici manufatti locali, fatti con la tipica pietra del deserto di Nazca. I prezzi sono veramente irrisori e non acquistare nulla sarebbe un vero peccato.
Viaggiamo di notte in pullman in direzione di Arequipa (10 ore !!!). Passare dal livello del mare a 5000 mt. per poi discendere a 2500 mt. è da provare. Un mate de coca a quell’altitudine è indispensabile per evitare frequenti mal di testa e riscaldarci le ossa.
La città bianca, così soprannominata forse per il colore delle sue costruzioni, è bellissima, ai piedi del vulcano Misti (6000 mt.). Purtroppo, a causa di una feroce dissenteria ce la siamo goduta poco ma, tra una colica ed un’altra, abbiamo potuto visitare Plaza des Armas ed il Monastero di Santa Catalina, un antico monastero di monache di clausura. Ci ritroviamo anche nel bel mezzo di una festa con tanto di sfilata con costumi locali e musiche andine.
Prenotiamo tramite un’agenzia un posto sul bus che ci porterà a Puno domani, ma scopriamo con grande rammarico che il medesimo posto è stato venduto più volte ad altre persone. Queste cose capitano spesso in Perù, onde per cui è meglio presentarsi in largo anticipo alle partenze.
Nonostante le pacate discussioni su chi ha diritto al posto riusciamo tutti a partire con un sovraffollamento che rasenta l’assurdo, tra bambini urlanti e galline svolazzanti.
Il viaggio su per il paesaggio andino è qualcosa di meraviglioso, tra lama che pascolano tranquillamente e noi che ondeggiamo sulla “strada” dissestata. Come era prevedibile il bus, a pochi chilometri da Puno ci lascia e muore implacabilmente quando è già sera. Qui non si scompongono affatto; caricano tutto sulle spalle e s’incamminano lasciandoci soli nel buio più totale con una temperatura di –15 gradi (il Niño è stato implacabile durante questo viaggio….sole ma freddo intenso). Fortunatamente ci da un passaggio una macchina che passava da quelle parti e nonostante una foratura ed un cambio di ruota totalmente al buio, riusciamo ad arrivare a Puno per mezzanotte. La nostra pensione, non vedendoci arrivare, ha pensato bene di cedere la nostra stanza e per non rischiare di morire assiderati ci trova una sistemazione provvisoria per la notte. Mate bollente e a letto…..
Siamo a quasi 4000 mt. di altitudine e si fanno sentire tutti. Qualsiasi movimento risulta essere molto faticoso fin quando non ci si abitua. In questo il mate de coca aiuta molto e, per eventuali mal di testa dovuti all’altitudine, è consigliabile acquistare un sacchetto di foglie di coca al mercato locale e masticarne qualcuna o bagnarle e disporle sulle tempie. Un vero toccasana.
Puno è veramente graziosa, con un bellissimo mercato dove è possibile acquistare tutto con pochi sol, oltre a frutta, verdura e granaglie di ogni tipo e dai mille colori tali da far sembrare il tutto come uscito dalle mani di un pittore. I locali sono veramente accoglienti e la sera c’è sempre qualche gruppo musicale che ci allieta con musiche andine.
Da Puno abbiamo noleggiato una barca che, con 4 ore circa di scomodissimo viaggio sul Lago Titicaca, ci ha condotto all’ Isola di Taquile.
Durante il tragitto ci fermiamo sulle isole galleggianti Uros, dove veniamo accolti dagli abitanti che sfruttano giustamente il turismo vendendo manufatti locali e concedendo passaggi sulle loro tipiche imbarcazioni costruite con la totora, una tipica canna di bambù che cresce da queste parti e con cui vengono costruite anche le isole. Bisogna fare molta attenzione a dove mettere i piedi. Il rischio di cadere in acqua è molto frequente.
Arrivati finalmente a Taquile ci aspetta la notizia che il villaggio si trova in cima alla collina dove per arrivare bisogna percorrere una scala in pietra di notevole dimensione e a quell’altezza qualcuno ha anche rinunciato. La mancanza di ossigeno è tremenda, ma alla fine ci siamo. Un buon mate caldo ci viene servito in un simpatico locale. Qui i bambini sono veramente un incanto, con i loro tipici costumi ed i cappelli colorati ci conducono per le vie del loro paese conducendoci nei laboratori dove gli uomini tessono la lana a mano e dove è possibile acquistare maglioni bellissimi. Un sorriso di questi bambini vale veramente la fatica per arrivare fin qui.
Ci colpisce il mal tempo sull’isola e comincia a nevicare veramente troppo, tanto da farci pensare di dover dormire sul posto in quanto non è prudente imbarcarci nuovamente. L’idea di dover dormire sull’isola ci alletta molto ma non siamo molto preparati a questa eventualità. Fortunatamente nel pomeriggio tutto torna alla normalità e si può ripartire verso Puno.
Prenotiamo il viaggio in treno per Cuzco ed anche qui scopriamo con rammarico che le agenzie fanno un po’ come gli pare delle prenotazioni, assegnando e togliendo posti a seconda se si è turisti o abitanti del luogo.
Il viaggio in treno è particolarmente affascinante. Il paesaggio andino è stupefacente, lama che ci guardano incuriositi ovunque e la locomotiva a vapore che si inerpica tra queste valli ci riporta indietro nel tempo. Gruppi musicali all’interno del treno ci allietano il faticoso viaggio. Per percorrere il tragitto lungo circa 400 km ci vogliono più di 11 ore in condizioni “normali”.
Nel nostro caso, la locomotiva si è rotta (e si, sempre a noi) ed il conducente è dovuto arrampicarsi su un palo telefonico chiedendo aiuto alla stazione più vicina. Abbiamo passato quindi due ore tra i campi attendendo aiuto. Ma in serata, stanchi morti, siamo arrivati finalmente a Cuzco. Il Tupac Amaru Hotel è molto accogliente ed economico, oltre che vicinissimo a Plaza de Armas.
Cuzco è semplicemente fantastica e di notte lo è ancor di più. Siamo capitati a Ferragosto; la festa pirotecnica è veramente particolare, con musica, colori e costumi tipici.
Da vedere la Cattedrale con l’annesso Palazzo dell’Inquisizione; la Chiesa dei Gesuiti, la Mercede, San Francisco, Belen de los Reyes, Santo Domingo con il suo chiostro che sorge sul Tempio di Korikancha (il Tempio del Sole Inca); il Palazzo Inca Roca con la famosa pietra a 12 angoli.
In pochi minuti di bus sono visitabili le rovine di Sacsayhuaman, un complesso monumentale tra i più belli del mondo con tre muri di cinta eretti con enormi blocchi di granito perfettamente incastrati tra loro.
Non ci siamo assolutamente voluti perdere il mercato di Pisac, raggiunto tramite un taxi cumulativo con altre persone. Ci saremmo voluti comperare tutto (veramente per pochi sol ), ma il nostro bagaglio non ci consentiva di appesantirci troppo. E’ consigliabile andarci la domenica ed è bene informarsi prima se il mercato è aperto per non fare inutili giri.
Ma naturalmente la nostra meta del viaggio è Macchu Picchu. Devo dire che la spesa per visitare le rovine ed il viaggio per arrivare e tornare è quanto di più costoso ci saremmo immaginati (circa 100 dollari a persona !!!), ma è praticamente impossibile arrivare fin qui e non andarci e questo le agenzie peruviane lo sanno molto bene. Quindi, levataccia alle sei di mattina, prendiamo il treno che ci porterà su a Macchu Picchu, costeggiando il turbinoso fiume Urubamba. Abbiamo scartato il percorso trekking per indisponibilità di tempo, ma abbiamo deciso di ritornare qui in futuro e farlo assolutamente. La vegetazione è sempre più fitta qui e all’arrivo della stazione di Aguas Calientes siamo in preda all’emozione di trovarci in uno dei posti più belli del mondo.
Descrivere le rovine è impossibile. Non ci resta che fermarci e contemplare in silenzio un simile spettacolo, possibilmente lontano dai gruppi di turisti.
A malincuore il nostro viaggio è terminato con le ultime peripezie all’aeroporto di Cuzco dove un qualche aereo (chissà quando, visti i tempi biblici sui ritardi) ci ricondurrà a Lima e da lì verso casa.
www.tazemiao.it

Autore: Riccardo
Il: 07/01/2005
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