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Emozioni dal Sud del mondo |
Viaggio in Patagonia argentina, cilena e Isole
Falkland...sensazioni ed emozioni al rientro.
Sono passate due settimane dal rientro. Riesco solo ora a ripensare con calma a ciò che è stato questo viaggio. Fino ad oggi ci sono state immagini, colori, persone, frasi che si mischiavano in testa. Riesco ora a vedere con un po’ più di chiarezza gli enormi spazi, le infinite strade polverose, gli odori degli animali…
È stato tutto secondo le mie aspettative? No, decisamente no. Qualcosa è stato oltre ogni attesa, altro mi ha lasciato un po’ deluso. Ma vado con ordine, almeno ci provo!
L’impatto con Buenos Aires è stato difficile, da subito, dal primo sguardo dal finestrino dell’aereo. Immensa, una distesa di palazzi a perdita d’occhio, una periferia sterminata. E il primo giro lo ha confermato, aggiungendo rumori e gas di scarico. Non me l’aspettavo, le letture che avevo fatto mi avevano parlato di una città in cui tutto era tango, tradizione, fierezza argentina. Invece potrei essere ovunque, non fosse per i ristoranti che pubblicizzano i loro menù turistici a base di parrilla e asado…trappole per turisti? Non so, vorrei qualcosa di autentico, ma fatichiamo a trovarlo. Alcuni quartieri sono piacevoli, Puerto Madero, Palermo…ma la realtà è che non vedo l’ora di fuggire per la “mia” Patagonia!
E Lei non mi delude. Vegetazione bassa, curva a cercare di evitare un po’ di quel vento impietoso che soffia tutti i giorni, coprendola di polvere e sabbia, ma consentendo di osservare un cielo azzurro intenso, nel quale grandi uccelli rapaci si lasciano trasportare apparentemente inermi, ma pronti a planare velocissimi sulla preda.
Spiagge lunghissime, deserte, dove camminare a piedi nudi sulla sabbia fredda, fermandosi ad ascoltare le onde che arrivano, talvolta placide, altre volte potenti. Poi succede qualcosa, si sente uno strano verso dalla spiaggia. Fisso lo sguardo verso il mare. Uno spruzzo, una forma nera, la coda…è la balena! Un incontro emozionante già a distanza, che diventerà commovente nel suo ambiente, da una barca che si ferma aspettando che lei si avvicini. È delicata, elegante, arriva a pochi centimetri dall’imbarcazione e tira fuori dall’acqua la testa, per osservare chi è che viene a fotografarla. E lei si presta, prima la testa, con dei lunghi baffi (non sapevo che le balene avessero i baffi…), poi la coda, che resta ferma sulla superficie dell’acqua per farsi riprendere...elegante e vanitosa! Questa è la balena australe, gigante buono dei mari.
Torneremo in Patagonia dalla parte cilena, saranno altre belle sorprese.
Ora però ci aspetta la Terra del Fuoco. È un nome che mi attrae, ho fantasticato molto, ho guardato decine di volte la carta geografica della zona. Capo Horn, il Canale Beagle, lo Stretto di Magellano, Ushuaia…
Non sarà come mi aspettavo. Qui il clima cambia, perché è decisamente più freddo rispetto alla Patagonia (ci ha accolti la neve…). E cambiano anche i paesaggi, più montagne, neve a bassa quota, alberi, umidità. E, purtroppo, cambia anche l’approccio al territorio da parte degli abitanti
Abbiamo fatto un giro sulla giostra alla fine del mondo. Ci si sente un po’ così, sballottati dalle agenzie turistiche, che ti fanno salire su un bus o su un catamarano e ti portano a vedere il faro più a sud del mondo, l’ufficio postale più a sud del mondo, il treno più a sud del mondo…non sembra esserci scampo, il tentativo è quello di sfruttare al massimo la risorsa turismo e ci si sente veramente come “turisti”, nel senso classico del termine. Peccato, si rimane con una sensazione di occasione mancata, sapendo di essere in un luogo incredibile, ma non poterlo “vivere”, non riuscire ad assaporarlo totalmente.
Ma ci aspettano le Isole Falkland. Appena atterrati sapevo che nulla sarebbe stato più come prima, è bastato uno sguardo dall’alto, un’emozione incredibile.
Per una settimana ci siamo sentiti a volte come in un documentario, a volte esploratori, sempre comunque come dei privilegiati che stavano vivendo un’esperienza indimenticabile. E che dire degli abitanti? Persone vere, che ci hanno accolto in maniera splendida.
Ma è la natura la protagonista assoluta, noi ci siamo limitati ad osservarla, rimanendo seduti per ore tra migliaia di pinguini, cormorani, albatross. Abbiamo imparato a riconoscere i meccanismi che regolano la vita delle colonie, a capire l’agitazione causata dai predatori che volano sopra le loro teste, gli sguardi vigili dei genitori sui loro piccoli e sulle preziose uova. Abbiamo osservato con emozione la nascita, con interesse l’attesa del ritorno degli adulti dal mare con il cibo, con sgomento la morte. Non ci sono stati filtri, nemmeno alla macabra danza dei caracara e degli skua attorno al corpo del giovane pinguino reale morto.
La notte poi è una meraviglia, sommersi dal cielo stellato, senza il disturbo di nessuna luce. Rimanere al coperto e al caldo e immaginare le colonie che si stringono per ripararsi dal freddo pungente.
La vita su questo arcipelago è semplice, inimmaginabile per chi è abituato ad ogni tipo di comfort. Si passa il tempo riunendosi e parlando davanti a una birra o a un tè caldo. E si ascolta. Ognuno di loro ha qualcosa da dire, c’è molto da imparare e si resta affascinati dalle storie e dal calore di questa gente.
Nulla sarà come prima. Al ritorno sul continente sudamericano ci accompagna una gran nostalgia di quei pochi giorni vissuti intensamente, in una natura senza barriere.
Ma anche qui c’è spazio per incontri importanti. Il gaucho cileno che porta i turisti a cavallo ha uno sguardo che è un misto di malinconia e fierezza. Ascolta senza capire i discorsi sulla comodità del letto dell’hotel, lui che dorme da sempre sullo stesso materasso, le chiacchiere sui pasti a bordo dei voli intercontinentali, lui che non ha mai superato il Rio Serrano. Poi volge lo sguardo sui suoi cavalli, loro fissano lui e insieme tirano un sospiro…cosa sognano il gaucho e i suoi cavalli? Spiagge assolate e mare caldo al posto delle montagne e ghiacciai che circondano la loro vita? Non lo sappiamo, non ci fa entrare nella sua vita, si chiude nel suo giubbotto di pelle stracciato e distrattamente dà un calcio a un sasso mentre si allontana.
Si riflette molto in questi luoghi. Io credevo di arrivare fin qui per trovare qualcosa di sconosciuto dentro di me, pensavo di sedermi su un’alta scogliera e seguire un cormorano nelle sue evoluzioni, che sarebbe bastato fare un balzo e come per magia ritrovarsi a rincorrere un maestro delle acrobazie con le correnti ascensionali, che avrei imparato a volare con lui.
No, non ho imparato a volare, ma ho fatto un’altra cosa importante. Ho visto come si fa a volare, come si superano difficoltà oggettive date dalla natura, non da impedimenti creati dalla società. Ho visto come uomini e donne riescono a perseguire i propri obiettivi ed essere felici in condizioni estreme, ma anche come piccole creature riescano ostinatamente a resistere alle fatiche e agli impedimenti che si presentano. Laboriosi e cocciuti, intelligenti e altruisti, questo sono gli animali che ho incontrato. Anche da loro c’è molto da imparare. Porterò con me il loro ingegno, la loro ingenuità, la loro voglia di vivere.
Davide
davidetiezzi@yahoo.it |
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Autore: |
davide tiezzi
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Il: |
25/02/2009 |
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