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Lettera aperta ai parlamentari italiani: un anno di Messico

Lettera che riassume un anno di eventi preoccupanti in Messico a livello politico e sociale oltra a sottolineare le posizioni delle istituzioni italiane in loco

Nuovamente il Messico attraversa una situazione di crisi. L’attuale presidente, Felipe Calderón ha ottenuto la presidenza nel 2006 solo grazie ad un magro e molto contestato mezzo punto di vantaggio sul candidato della sinistra, Andrés Manuel López Obrador. Molto sensibile all’immagine che proietta all’estero, il suo governo diffonde l’idea che nel paese regna un clima di pace, favorevole ai diritti umani e, soprattutto, agli investimenti.
Di fronte a ciò, consideriamo utile che la delegazione conosca anche voci indipendenti. Secondo l’autorevole Ong, Servicios y Asesoría para la Paz (Serapaz), vi sono nel paese ben 432 conflitti nei seguenti ambiti: elettorale, media, movimenti sociali e narcotraffico. http://www.serapaz.org.mx/paginas/principal.html
L’attuale offensiva contro la delinquenza organizzata, principale bandiera del governo Calderón alla ricerca disperata di legittimazione, ha prodotto finora più di mille morti in soli cinque mesi – la maggioranza fra le “forze dell’ordine” – dimostrando che il primo potere in Messico è quello del narcotraffico. Le narcoejecuciones registrate quotidianamente dai media nazionali sono superate in numero solo dai bollettini dei caduti di guerra in Iraq.
In tale contesto si moltiplicano le violazioni ai diritti umani. Il caso più grave è probabilmente quello dello stato di Oaxaca dove, con l’arrivo al potere di Ulises Ruiz Ortiz, il vecchio modello fondato sulla gestione di cacicchi corrotti e senza scrupoli, è stato riciclato al servizio di una dubbia “modernizzazione”.
Come Calderón, Ruiz Ortiz è prodotto di una probabile frode elettorale. Appena “eletto”, dichiarò guerra al quotidiano locale “Noticias de Oaxaca”, mandando a bruciare i chioschi dove era in vendita ed occupando militarmente la sua sede, senza tuttavia riuscire a farlo tacere. Poi venne il turno della Sezione 22 del sindacato degli insegnanti elementari -70.000 iscritti-, un organismo indipendente con una lunga tradizione di lotta. Il 14 giugno 2006, Ruiz Ortiz scatenò il finimondo contro gli insegnanti che avevano occupato il centro della città per ottenere miglioramenti salariali. Come risposta, la popolazione insorse spontaneamente ed il 23, circa 400 organizzazioni sociali dettero vita alla APPO -Asamblea Popular de los Pueblos de Oaxaca- che si unirono intorno ad una sola richiesta: la destituzione di Ruiz.
I risultati sono noti: 25 vittime comprovate, tutte dalla parte della APPO (tra le quali due giornalisti; Brad Will, dell’agenzia indipendente Indymedia e Raúl Marcial Pérez, del “Gráfico”, quotidiano di Juxtlahuaca, una località indigena a circa 200 km dalla città di Oaxaca), centinaia di feriti, circa 300 arresti ed un numero non precisato di desaparecidos. Perché desaparecidos? Semplicemente perché si è persa ogni traccia di un gran numero di persone e, temendo rappresaglie, i parenti non osano sporgere denuncia. Tutto ciò è stato ampiamente documentato da organismi dei diritti umani sia nazionali che internazionali. http://cciodh.pangea.org/quinta/070120_inf_conclusiones_recomendaciones_ita.shtml
Attualmente rimangono in prigione una quarantina di cittadini che, in gran parte, non sono neppure militanti della APPO. Dietro una calma ingannevole, la città vive nel terrore: gli ultimi 3 arresti, ingiustificati, risalgono a venerdì 27 aprile.
Oaxaca è lo specchio del Messico che, nel contesto latinoamericano, è oggi il paese dove si documenta il maggior numero di violazioni ai diritti umani. La situazione cominciò ad inasprirsi nell’ultima tappa del governo Fox (2000-2006). A Guadalajara, nel 2004, l’allora governatore Francisco Ramírez Acuña (oggi ministro degli interni) scatenò una dura repressione contro militanti no global, in occasione del Terzo Summit America Latina, Caribe e Unione Europea. Circa 70 giovani furono arrestati e maltrattati senza aver commesso nessun delitto e 45 di loro passarono lunghi mesi in prigione.
Episodi analoghi si verificarono a Lázaro Cárdenas (Michoacán) dove, nell’aprile 2006, la polizia aggredì i lavoratori dell’impresa siderurgica Las Truchas (Sicartsa). Risultato: due morti e 42 feriti. Più conosciuto è il caso dei contadini di San Salvador Atenco (non lontano da Città del Messico), selvaggiamente brutalizzati nel maggio dello stesso anno. In quell’occasione, la Policia Federal Preventiva (PFP) si rese colpevole di 2 omicidi, di efferati atti di violenza e decine di stupri(http://cciodh.pangea.org/index_4atenco.html). Nessun agente fu tuttavia processato, mentre invece i militanti del movimento vennero detenuti in prigioni di massima sicurezza e tre di loro hanno recentemente subito l’assurda condanna a 67 anni di carcere.
Il governo Fox ha lasciato a quello di Calderón una pesante eredità di circa 400 prigionieri politici, ma la cifra è in aumento per via della repressione nei confronti di altri movimenti sociali. A titolo d’esempio, ricordiamo che nei mesi scorsi si sono verificate percosse e arresti di numerosi cittadini che manifestavano contro l’apertura della miniera San Xavier (San Luís Potosí) e contro la visita di George Bush a Merida, Yucatán. Contemporaneamente si riportano arresti di membri della Otra campaña, il movimento civile che promuove l’EZLN, mettendo in pericolo il già precario processo di pace con gli zapatisti.
Secondo la Federazione Internazionale dei Giornalisti, il Messico è il paese più pericoloso per esercitare la professione, soprattutto nei casi di denuncia dei crimini connessi al narcotraffico ed alla corruzione (quotidiano La Jornada, 3 gennaio 2007). Tra l’ottobre 2005 e il dicembre 2006, si sono verificati 9 casi di giornalisti assassinati e 2 desaparecidos. http://www.impunidad.com/statistics/stats_anoypais.htm
Per aver denunciato una rete di pedofili altolocati, la giornalista Lydia Cacho è stata arrestata, minacciata e poi liberata solo grazie a massicce proteste pubbliche. Il suo calvario non è però finito, visto che l’ultimo attentato -dal quale si è miracolosamente salvata-, risale alla settimana scorsa.
Come nel passato, la geografia della repressione percorre le regioni indigene: Chiapas (dove si assiste ad un preoccupante ritorno della violenza paramilitare), Oaxaca, Veracruz, Guerrero, Hidalgo, Puebla, San Luís Potosí. Come nel passato, l’esercito è lo strumento di una violenza assassina e fratricida. Lo stupro e assassinio dell’anziana Ernestina Ascención (a Zongolica,Veracruz) da parte di militari è stato attribuito a “complicazioni gastrointestinali”. Incredibilmente questa versione -a cui nessuno crede- è stata avallata dalla stessa Commissione Nazionale dei Diritti Umani (CNDH), il che non ha fatto altro che rendere più acuto il vuoto istituzionale.
La lista dei crimini di stato potrebbe continuare, ma risulterebbe troppo estesa. Citeremo solo lo stupro e le torture a 13 prostitute a Castaños, Coahuila (di nuovo da parte di militari) ed il fatto che ai 400 noti femminicidi di Ciudad Juárez se ne aggiungono costantemente altri in molte regioni del paese.
A tutto ciò, bisogna aggiungere un altro indizio inquietante. Il Senato ha recentemente approvato un pacchetto di riforme che, dietro l’allineamento alla dottrina antiterrorista di Bush, comporta la criminalizzazione di tutte le proteste sociali. Infatti, la nuova redazione dell’articolo 139 del codice penale federale –già approvata dal Senato ed attualmente in discussione alla Camera- prevede condanne dai 6 ai 40 anni per i colpevoli non solo di “terrorismo”, ma anche di “fare pressione sulle autorità” (“La Jornada”, 27 aprile 2007).
L’involuzione autoritaria del governo messicano – in particolare: l’impiego crescente dell’esercito in funzioni di ordine pubblico, la militarizzazione e la sospensione delle garanzie individuali in ampie zone del territorio nazionale, la creazione incostituzionale di una nuova polizia militarizzata (Cuerpo de Fuerzas de Apoyo Federal) agli ordini diretti del presidente della Repubblica, il ricorso sempre più frequente alla tortura e alle violenze sessuali da parte delle forze dell’ordine, il rinnovato assedio di corpi paramilitari alle comunità indigene, l’uso dell’apparato giudiziario per reprimere le proteste sociali e la dissidenza politica, l’attacco costante ai diritti dei lavoratori e della popolazione in generale come il rincaro dei generi di prima necessità e la recente riforma del sistema pensionistico e di previdenza sociale, l’assenza di una effettiva legislazione antimonopolistica, la crescente emigrazione illegale verso gli Stati Uniti – costituisce una flagrante violazione di numerosi trattati internazionali ratificati dal Senato messicano.
L’Acuerdo de Asociación Económica, Concertación Política y Cooperación fra il Messico e l’Unione Europea, entrato in vigore il 1º ottobre 2000, recita nel suo articolo 1:
“El respeto a los principios democráticos y a los derechos humanos fundamentales, tal como se enuncian en la Declaración Universal de los Derechos Humanos, inspira las políticas internas e internacionales de las Partes y constituye un elemento esencial del presente Acuerdo.”
Come italiani residenti in Messico, ci sentiamo profondamente preoccupati. Di conseguenza, richiediamo che la vostra delegazione riferisca in Parlamento le informazioni di cui sopra e, anche attraverso il ministero degli Esteri, faccia pervenire al governo messicano una richiesta di garanzia del rispetto dei diritti umani. Nel caso specifico di Oaxaca, ci uniamo alla petizione della Comisión Civil Internacional de Observación por lo Derechos Humanos (CCIODH), di sollecitare la presenza dell’ufficio dell’Alto Commissionato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani.
Claudio Albertani, Carlo Almeyra, Rossella Bergamaschi, Nina Caldarella, Manuela De Rosas, Matteo Dean, Donatella Di Benedetto, Clara Ferri, Francesca Gargallo, Laura Longhino, Sabina Longhitano, Fabrizio Lorusso, Massimo Modonesi, Paolo Pagliai, Rosalba Piazza, Gianni Proiettis, Anna Maria Satta, Teresa Scolamacchia, Luciano Valentinotti.

Autore: postato da Fabrizio Lorusso comunità italiana in Messico
Il: 18/05/2007
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