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11 settembre 1973: colpo di stato in Cile. Per non dimenticare

Un breve estratto dal racconto “Con la parte sinistra del cuore” contenuto nel libro “Futbol Tango y Corazon” di Paolo Mattana” © Robin Edizioni 2006

“….Mi raccontò che per tutte le ultime notti aveva sentito solo un gran silenzio interrotto da forti scariche di mitragliatrice. Tra i compagni di partito e di quartiere, regnava il caos. L’indecisione era totale. Mi disse di rimanere a San Pedro, che tutta la città era come una grossa caserma. I militari erano dappertutto. Ma noi non gli demmo ascolto, aspettammo ancora qualche settimana e poi, facemmo i bagagli e tornammo a Santiago. Il ritorno a casa non fu difficoltoso, come per incanto infatti, tutto era ripreso a funzionare come se nulla fosse accaduto. I trasporti avevano ripreso a funzionare e come per magia i negozi si erano di nuovo riempiti di merce. Ci rendemmo conto di quello che stava accadendo solo avvicinandoci alla capitale. Le strade erano piene di posti blocco e i militari e i carabiñeros erano in effetti in ogni luogo. Ma che la situazione fosse assolutamente precipitata e trasformata, lo capimmo definitivamente nel tragico tragitto che compimmo a piedi, dalla stazione dei pulmann, in pieno centro, a casa.
Nei giorni successivi al golpe, si era instaurata al governo la giunta militare presieduta dai Generali Augusto Pinochet, Gustavo Leigh, capo dell’Aviazione, Cesar Mendoza, capo dei Carabinieri e l’Ammiraglio Jose Toribio Merino. Venne immediatamente proclamato il coprifuoco. La resistenza dei lavoratori e della popolazione di sinistra fu fiacca e male organizzata e si spense di li a poco. Era iniziata invece la repressione della giunta militare, contro cittadini, contadini e studenti, simpatizzanti, attivisti o membri di UP e del MIR. Tra i vari incarcerati Luis Corvalan. Migliaia di persone furono imprigionate, torturate ed uccise all’interno dello Stadio Nazionale di calcio di Santiago, tra loro il 16 settembre, il cantante Victor Jara. Molti altri vennero fatti fuori sommariamente nei più disparati angoli del Cile, senza motivo e senza processo. A Santiago, Pisagua, Osorno, Los Angeles, Valparaiso, Iquique e in mille altri posti ancora.
Un carnaio. L’inferno.
Si uccidono comunisti e socialisti, soprattutto membri del MIR, ma anche semplici studenti, contadini, donne e uomini di chiesa che si oppongono al nuovo stato di cose. Si uccidono e si espellono dal paese non solo cileni, ma anche spagnoli, italiani, francesi, statunitensi. Nascono campi di concentramento in tutto il Paese, nelle città e nei luoghi più isolati, come nel profondo e gelido sud della Patagonia o nei grandi desertici altipiani del nord. Piovono alla radio continui comunicati della giunta militare, che vietano, proibiscono, minacciano e intanto i fiumi, come il rio Mapocho, iniziano a imbottirsi di cadaveri. Le strade si riempiono di sangue, le case di paura e le notti di ombre. Le scuole di periferia che sino a pochi giorni prima pullulavano di bambini vocianti si svuotano. Intere poblacion vengono cancellate, spazzate via con i mitra e con le ruspe. E mentre le accademie militari iniziano a trasformarsi in precisi e sistematici strumenti e luoghi di morte e tortura, il 14 settembre la giunta militare scioglie il parlamento con il decreto legge numero 27 obbligando tutti i funzionari pubblici a lasciare il loro posto di lavoro. Il 26 settembre, il giorno dopo che il governo statunitense ha riconosciuto ufficialmente la giunta militare come legalmente a capo del governo del Cile, la stessa giunta offre una ricompensa di cinquecentomila escudos a chi porterà notizie su tutti coloro che avevano fatto parte del governo di Unidad Popular. La gente fugge. Molti, con vari stratagemmi riescono a passare i controlli e si rifugiano nelle chiese o nelle ambasciate. A bordo di una auto speciale, con l’approvazione dei militari, anche il generale Prats lascia il paese. L’anno successivo verrà ucciso assieme alla moglie dalla DINA, la polizia segreta di Pinochet.
L’escalation della violenza porta tra il 5 ed il 9 di ottobre, il generale Arellano Stark, a capo di un gruppo di militari, ad eseguire un ordine speciale impartito della mente malata di Pinochet e mette in atto la Carovana della morte. A bordo di un elicottero, passa per le carceri di Cauquenes, La Serena, Copiapò, Antofagasta e Calama, prelevando settantadue persone accusate di essere pericolosi comunisti e li fa uccidere a sangue freddo.
Il 13 ottobre, giorno in cui arrivammo a Santiago, la giunta militare dichiarava fuorilegge tutti i partiti di sinistra con il decreto legge numero 77, quattro giorni dopo estendeva il divieto a tutti i partiti incondizionatamente. Era iniziata ufficialmente la dittatura. Per le strade verso casa, soprattutto in centro, incontrammo blindati e camionette ad ogni angolo di strada, con divise verdi perfino a guardia di scuole ed uffici. Verso la periferia, le strade erano semideserte e sui i muri, prima tappezzati di manifesti e murales, ora vi erano solo delle grandi pennellate nere a cancellare ogni traccia del passato.”
Futbol Tango y Corazon di Paolo Mattana, © Robin Edizioni 2006 è una raccolta di racconti “sudamericani” che tra fantasia e realtà, narrano storie di uomini, donne e bambini, che lottano con coraggio e dignità per affrancarsi da un mondo ostile, sospeso tra i drammi del passato e le difficoltà del presente. Nei racconti, un intero barrio pobre organizza una squadra di calcio per difendere i propri diritti; un uomo ricorda la sua incredibile vita attraversando gli ultimi trenta anni della storia recente del Cile; una giovane boliviana prende coscienza delle lotte sociali durante le drammatiche vicende della “guerra del gas”; bambini abbandonati diventano nella povertà rapinatori o merce di scambio; il senso di una vita difficile di una esiliata argentina riassunta in una eredità che ha il sapore della riscossa.

Autore: paolo mattana
Copyright: È vietata la riproduzione, parziale o totale, della presente opera d`ingegno.
Il: 11/09/2006
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