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La cerimonia della tzanza |
Il macabro rituale della riduzione del cranio praticato
nell'Oriente dell'Ecuador dalle tribu' Shuar
Nei territori meridionali dell'Amazzonia dell'Ecuador, lungo i fiumi Upano, Namangosa, Santiago, Zamora e Morona, vivono comunitą Shuar, detti anche Jibaros.
Tali gruppi etnici costituiscono gli ultimi insediamenti che ancora resistono all'invadenza della modernitą e della civilizzazione.
Di indole fiera e ribelle, gli Shuar, sin dall'arrivo delle prime colonizzazioni del secolo XVI, reagirono attaccando i dominatori ed incendiandone gli insediamenti.
Le attitudini bellicose hanno certamente contribuito a preservare l'etnia dalla contaminazione col mondo moderno; la principale arma degli Shuar č costituita da una cerbottana lunga all'incirca due metri; con tale canna, detta pucuna, gli Jibaros sparano acuminate schegge di legno imbevute nel micidiale veleno chiamato ticuna.
La fama, non certo pacifica, degli Shuar č, inoltre, associata all'appellativo di "riduttori di teste".
Infatti, gli Shuar praticano la tzanza, ovvero la triste e macabra procedura di rimpicciolimento dei crani degli avversari vinti in battaglia.
Al termine dei combattimenti, infatti, i prigionieri vengono assoggettati al rituale della riduzione della testa, mediante trapanazione, cottura ed essiccazione del cranio, sino a ridurlo della grandezza di una mano chiusa a pugno, pur mantenendo la fisionomia originaria.
Tale barbara usanza, non pił praticata, si svolgeva con le seguenti modalitą:
veniva effettuata una incisione nella parte posteriore della testa, dal collo sino alla cima del cranio, e da qui sino ai padiglioni auricolari; successivamente si procedeva alla pelatura del cranio e la pelle veniva fatta bollire per mezz'ora, unitamente ad alcune erbe dalle proprietą astringenti.
Una volta estratta la pelle cotta, veniva ripulita e cucita con fibre naturali, in modo da ricomporre la forma originale del cranio.
All'interno della ricostituita calotta cranica, venivano poste delle pietre calde che contribuivano al restringimento per essiccazione; infine, si procedeva alla modellatura dei tratti del viso, inserendo all'interno del cranio della sabbia calda.
A completamento del "manufatto", la bocca veniva serrata con tre fuscelli, in modo che lo spirito in esso contenuto non potesse invocare la vendetta degli appartenenti alla propria tribł. |
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Autore: |
riccardo
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Il: |
01/03/2006 |
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