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Il tango secondo Borges |
Rileggiamo gli scritti giovanili sul tango che ci ha
lasciato il grande scrittore argentino, uno dei punti di
riferimento letterari dell'America latina
Jorge Luis Borges, il grande letterato di Buenos Aires, scrisse in gioventu' l'"Evaristo Carriego", una raccolta di brevi racconti e dissertazioni, poi rivisitate in eta' adulta; tra queste allocuzioni, alcune si riferiscono all'origine e allo sviluppo del tango, e sono espresse con l'originalissimo stile colto dell'autore, disattendendo i luoghi comuni e le immagini da cartolina.
Borges ritiene che la concezione del tango nato nei sobborghi poveri e malfamati di Buenos Aires, per esempio nel quartiere italiano, anzi genovese, de La Boca sia una evidente semplificazione folcloristica.
Infatti, sostiene Borges, il formato strumentale originario del tango era composto da pianoforte, flauto e violino, cui si aggiunse, in seguito, il bandoneon, ovvero la fisarmonica.
Ebbene, tali strumenti non erano certamente in uso nei quartieri popolari della capitale argentina, dove i cantastorie e gli artisti da strada potevano permettersi a malapena le sei corde di una chitarra.
Certamente il tango fu inizialmente considerato come un ballo lascivo, i cui partecipanti venivano tradotti in una atmosfera dominata dagli istinti piu' bassi ed elementari. Anche per tali ragioni, le classi agiate di Buenos Aires non lo praticarono, almeno nella sua forma primordiale.
Solamente nel 1910, sull'onda della moda suscitata dal lancio parigino del tango, anche la borghesia argentina riconobbe nel tango una nuova forma di socializzare tutta argentina, tanto che tale ballo divenne a pieno titolo un simbolo nazionale, al pari di Martin Fierro e dei gauchos.
Da allora comincio' la contaminazione del tango e, per conseguenza, nacquero tutti i luoghi comuni che oggi conosciamo.
I primi tango, quando non erano privi di testo, erano espressione di tematiche volgari, se non addirittura oscene. Poco era lasciato all'immaginazione; solo col tempo il campo tematico si amplio' a temi di ispirazione agreste, popolare o malavitoso e l'espressione testuale divenne piu' evoluta, anche grazie all'introduzione di un linguaggio piu' ricercato, nonché all'adozione di figure retoriche quali la similitudine; in tal modo, molti autori, nel rappresentare immagini colorite o "spinte", ricorsero a piu' o meno eleganti doppi sensi e giochi di parole.
Il tema centrale, col tempo, divenne quello della passione, dell'amore clandestino o contrastato, comunque sempre profondamente appassionato; talvolta, veniva cantata la solitudine e l'abbandono, al pari delle melodie andine e del blues nordamericano.
Borges sottolinea che il tema amoroso si intreccia, sino a confondersi, con quello bellicoso; il tango e' danza, ma al tempo stesso e' anche litigio, lotta. Una danza d'amore che e' anche di guerra, in cui i due amanti-contendenti, si sfiorano per poi ritirarsi, con gesti e figure estremamente suggestive che evidenziano estasi amorosa e perdita dei sensi, amore e morte.
E l'ascolto dei classici argentini del tango stimola la fantasia e l'immaginazione dell'ascoltatore, che partecipa, con fisico coinvolgimento alle passioni e ai dolori, alle intense corrispondenze amorose e ai pericoli della battaglia narrati dal cantante.
E conclude Borges, tra il faceto e il polemico, che "questo animo bellicoso e' forse la vera essenza del tango, che da' agli argentini la certezza di essere stati valorosi, di avere gia' adempiuto ai loro obblighi di coraggio e di onore". |
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Autore: |
riccardo
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Copyright: |
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Il: |
12/12/2005 |
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