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E’ MORTO PINOCHET, IL DITTATORE CHE INSANGUINO’ IL CILE. |
Con la morte di Pinochet si chiude definitivamente un
epoca buia e oscura che ha inchiodato l’intero continente
sudamericano per quasi un ventennio. Di Paolo Mattana
Oggi, 10 dicembre 2006, il mondo civile può festeggiare l’uscita di scena di uno dei dittatori tra più efferati del secolo appena trascorso. Augusto Pinochet, l’ex dittatore cileno, è morto all’età di novantuno anni, in un ospedale di Santiago del Cile dove era stato ricoverato qualche giorno fa a seguito di un infarto. E’ morto, destino ha voluto, il giorno in cui la Comunità internazionale da oltre cinquanta anni celebra ogni anno la Giornata Mondiale dei Diritti Umani, in ricordo del giorno in cui la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani venne adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1948.
Se ne va con una eredità pesantissima. Se ne va, senza mai aver subito un vero e proprio processo, lasciandosi dietro di se una striscia di sangue e dolore impossibile da raccontare. Diciassette anni di dittatura militare, iniziata in quel fatidico 11 settembre 1973, giorno del colpo di Stato, in cui prese il potere bombardando il palazzo presidenziale della Moneda, e finita formalmente nel 1990, quando due anni dopo aver perso un referendum popolare da lui stesso indetto, consegnò al democristiano Patricio Alwyn le redini di un governo democraticamente eletto, ovviamente, non senza prima farsi nominare comandante in Capo dell’esercito e senatore a vita, carica che gli garantì l’immunità giuridica sino a quando nel 2004 la Corte di Santiago gliela revocherà del tutto.
Tanto per fare una breve sintesi sommaria e per nulla esaustiva, si devono a lui e ai suoi amici sostenitori e seguaci, quegli stessi per intenderci che oggi piangono la sua morte, il rovesciamento di un governo legittimamente eletto dal popolo cileno come quello di centro sinistra di Unidad Popular, l’assassinio di un Presidente della Repubblica come Salvador Allende, l’apertura di campi di concentramento e di luoghi di tortura in tutto il Cile come fu lo Stadio Nazionale all’indomani del golpe o Villa Grimaldi, l’assassinio e la scomparsa di almeno 3.000 oppositori e la tortura di almeno 28.000 persone, lo sfascio di migliaia di famiglie e la generazione di centinaia di migliaia di esiliati.
Pinochet oggi consegna alla Storia la figura di un dittatore violento e a tratti grottesco, che in nome dell’anticomunismo si fece mandante e garante di crimini orrendi contro l’umanità, senza il minimo scrupolo per il rispetto della vita umana. L’uomo che voleva essere ricordato come il fondatore della patria cilena, finisce per essere incriminato anche di corruzione e di frode fiscale, come il più comune dei ladri. Alla sua figura rimarranno per sempre legate parole come desaparecidos, golpe, Carovana de la Muerte o exilio.
Se ne va, ultimo della sua giunta militare, dopo la morte degli altri golpisti cileni, Merino, Mendoza e Leigh. Se ne va qualche mese dopo la morte di un altro dittatore, il paraguaiano Alfredo Stroessner, che guidato dallo stesso Pinochet, assieme al colonello Manuel Contreras, capo della DINA, la polizia segreta cilena, al dittatore argentino Rafael Videla, al dittatore brasiliano Joao Battista de Oliveira Figueredo, al dittatore boliviano Hugo Panzer e al dittatore uruguaiano Gregorio Alvarez, misero assieme quel cartello internazionale del terrore che agì per tutto il Sudamerica sotto il nome dell’Operazione Condor.
Se ne va, ironia della sorte, proprio quando alla Moneda, c’è la socialista Michelle Bachelet, figlia di un uomo che durante il governo di Salvador Allende, dirigeva l'ufficio per la distribuzione delle derrate alimentari e a seguito del golpe fu imprigionato presso l'accademia aeronautica sotto accusa di tradimento e a seguito delle torture subite, morì nel 1974 per arresto cardiaco nella prigione di Santiago. Se ne va, ironia della Storia, proprio quando in quasi tutto il Sudamerica trionfano uomini di centro sinistra, dal brasiliano Lula al venezuelano Chavez, dal boliviano Morales al neo eletto Rafael Correa in Ecuador.
E’ vero, Pinochet in vita non è stato processato, e forse questo è l’unico rammarico di tutte le persone che chiedevano giustizia in nome dei tanti crimini subiti, ma oramai le prove dei suoi delitti sono così evidenti che la Storia lo ha già condannato. Victor Jara, poeta e cantante cileno, padre della Nueva Cancion Chilena, ucciso all’indomani del golpe allo Estadio Nacional di Santiago, così cantava in Vientos del Pueblo: Quieran ocultar la infamia, que llevaron desde siglos, pero el color de asesinos, no borrarán de su cara. …Ahora quiero vivir junto a mi hijo y mi hermano, la primavera que todos vamos construyendio a diario .No me asusta la amenaza,patrones de la miseria:La estrella de la esperanza continuará siendo nuestra.
Oggi, 10 dicembre 2006, il mondo civile può festeggiare l’uscita di scena di uno dei dittatori tra più efferati del secolo appena trascorso. Speriamo che con lui si chiuda definitivamente un epoca buia e oscura che ha inchiodato l’intero continente sudamericano per quasi un ventennio e che dalle ceneri del vecchio dittatore, rinasca finalmente il totale riscatto di tutto il popolo latinoamericano.
Paolo Mattana, scrittore è autore di Futbol, Tango y corazon (Robin edizioni 2006).
www.webalice.it/p.mattana/Cile.htm
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Autore: |
Paolo Mattana
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Copyright: |
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12/12/2006 |
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